Attenzione alle avvertenze finanziarie
Leggere il prospetto informativo di un investimento dovrebbe essere come consultare il bugiardino di un medicinale: prestare massima attenzione alle avvertenze è fondamentale. Nel campo finanziario, l’avvertenza principale è che i rendimenti passati non sono garanzia di quelli futuri. Questa avvertenza però viene spesso sottovalutata nella pratica. Un grande errore che viene commesso è proprio l’essere accecati dai rendimenti stellari che un fondo ha ottenuto negli ultimi anni.
La tendenza al ritorno verso la media
Prendiamo, ad esempio, gli anni recenti: alcuni fondi, non molti, hanno registrato rendimenti elevati, facili da interpretare come segnali di un futuro altrettanto brillante. Tuttavia, questo è il momento in cui la finanza ci ricorda una delle sue regole più ferree: la tendenza al ritorno verso la media. La regressione verso la media è un principio statistico secondo cui, dopo periodi di prestazioni eccezionali, i rendimenti tendono a ritornare a livelli più normali o medi. John Bogle, nel suo libro “Il piccolo libro dell’investimento”, evidenzia come i mercati e gli investimenti mostrino cicli di rendimento che, nel tempo, oscillano intorno a una media storica.
La pratica del ribilanciamento frequente
Una delle pratiche che maggiormente vengono utilizzate nel mondo della consulenza finanziaria bancaria è quella di ribilanciare con alta frequenza (anche mensilmente) gli strumenti finanziari all’interno del portafoglio. Questa logica si basa su due aspetti in genere: “portiamo a casa i rendimenti positivi ottenuti” e “riqualifichiamo” il portafoglio. Partendo dal presupposto che sono espressioni stupide e vuote, sono effettivamente le parole che potresti sentire se hai ricevuto consulenza da qualche impiegato di banca. Devo dire che sono espressioni però che hanno una certa presa sulle persone: portare a casa i rendimenti, cioè i soldi, è sicuro faccia tutti noi felici. Riqualificare un portafoglio ci fa sentire più tranquilli: una sorta di manutenzione ordinaria, come la caldaia, per permettere di vivere più a lungo.
Esempio pratico:
Facciamo un esempio pratico, guardando per primo il principale indice azionario al mondo: negli ultimi 5 anni, l’indice S&P500 (le 500 aziende americane a maggiore capitalizzazione) ha ottenuto un rendimento annuo composto intorno al 12%, pari ad una crescita totale del 77,45% (Gennaio 2024-Gennaio 2019). Se guardiamo la media storica dell’indice, siamo intorno al 9%: il ritorno ai valori medi ci dice che sono stati molto positivi gli ultimi anni e che per i prossimi potremmo aspettarci dei rendimenti inferiori. È come se il rendimento del 12% annuo degli ultimi cinque anni sia stato troppo generoso per quella che è la media dell’indice.
Il pericolo dell'euforia e del pessimismo
Ovvio, non è una regola infallibile da prendere alla lettera: non è detto che i prossimi anni possano essere modesti a livello di rendimento. Quello che accadrà, come sempre, non ci è dato saperlo. La regressione, o ritorno, verso la media è un indicatore però da tenere sempre bene a mente perché serve ad allontanare un grande nemico degli investitori che hanno successo: l’euforia. Se veniamo da anni fantastici di rendimenti sull’azionario, la mente umana ha la pessima tendenza a credere che il futuro sarà altrettanto fantastico: mai commettere questo sbaglio. Dato che ogni cosa giusta rivela il suo contrario: se venissimo da anni di rendimenti bassi, deprimenti o negativi non bisogna farsi prendere dallo sconforto. Il ritorno alla media verrà in nostro soccorso.
L'importanza dei costi di gestione
Arrivati a questo punto, dobbiamo introdurre l’argomento dei costi abbinato al concetto di regressione verso la media. Se veniamo da fantastici anni di rendimento dell’azionario, come abbiamo visto, sarebbe lecito aspettarsi meno entusiasmo nei prossimi anni. Meno entusiasmo che si traduce in meno rendimento, cioè meno guadagni. Immaginiamo adesso, per ipotesi, un rendimento del 5% annuo delle azioni internazionali. Per investire in questa asset class compro un bel fondo comune con il 2% di costo annuo (la media del costo di gestione di un fondo azionario in Italia). Facciamo due semplici conti grazie alla fredda regola della matematica: se le azioni internazionali mi portano un rendimento percentuale del 5% a cui togliamo 2% di costi, abbiamo un rendimento di 3%. Bene, direte voi, aggiungiamoci che l’inflazione media in Italia sarà intorno al 2,5%, sempre come ipotesi, avremmo un rendimento reale, al netto dell’inflazione, soltanto dello 0,5%.
Consigli per sopravvivere alla tempesta perfetta
Possiamo dire una cosa semplice quanto potente: in uno scenario futuro di rendimenti inferiori, non preoccuparsi di limare al meglio i costi dei propri investimenti ci porta a non avere successo con gli investimenti. Se a questo aggiungiamo il ritorno dell’inflazione, rischiamo in diversi scenari di avere dei rendimenti reali (ossia il netto che metto in tasca meno l’inflazione) addirittura negativi. In poche parole: diventiamo più poveri. Per uscire illesi da questa tempesta perfetta, abbiamo diverse soluzioni da adottare:
- Selezionare strumenti di investimento a basso costo che replicano indici solidi, come l’S&P500. Vediamo, ad esempio, il Vanguard S&P500 che costa soltanto lo 0,07% annuo.
- Evitare i fondi attivi, nel lungo periodo sono inefficienti perché ottengono quasi sempre risultati peggiori dell’indice.
- Ridurre al minimo possibile i costi: per i rendimenti, sappiamo bene, che il tempo è galantuomo. All’aumentare del tempo, grazie all’interesse composto, aumentano i guadagni. Con i costi, il tempo è nemico: ogni giorno che trascorro pagando costi elevati regalo rendimenti importanti alla società che gestisce il fondo. Direi che non è il caso di fare Babbo Natale.